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Ophrys lacaitae(Orchidaceae)
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NOME VOLGARE ITALIANO:
Ofride di Lacaita.
DESCRIZIONE:
Pianta alta 15-35 cm
gracile. Foglie basali in rosetta, allungate, acute con una densa nervatura
longitudinale. Scapo flessuoso, lievemente angoloso, con 4-10 fiori
pressoché interamente giallo-solfini. Brattee ovato-lanceolate, più lunghe
dell’ovario che è infero; tepali esterni patenti, lanceolati, un pò concavi,
di colore verde biancastro, coi margini lievemente revoluti, i laterali
disposti ad angolo retto rispetto a quello centrale; tepali interni laterali
minuscoli, triangolari, un pò carnosetti, soffusi di rosa e villosi, muniti
alla base di entrambe le facce di un piccolo lobo riflesso; labello ampio,
con callosità basali poco pronunziate e ottuse, bordi lacero- denticolati,
rialzati e smarginati, densamente peloso intorno alle callosità e per il
resto glabro, con il disegno centrale ad H orlata di bianco e immerso in una
macchia color tabacco sfumata fin quasi all’appendice apicale; quest’ultima,
chiamata apicolo, è molto sviluppata, acuta e rivolta in avanti e in alto;
ginostemio ottuso.
BIOLOGIA:
Geofita rizomatosa con fioritura tardo-primaverile (maggio-giugno) in
relazione all’altitudine. Subito dopo la pianta va in riposo e le foglie,
già abbozzate in autunno, si sviluppano pienamente in primavera; alla
fioritura esse sono già quasi appassite.
DISTRIBUZIONE:
Specie
endemica della Sicilia e del versante tirrenico dell’Italia
centro-meridionale e particolarmente della Campania e Lazio dove è stata
recentemente rivenuta. Sino a pochi anni addietro l’entità era ritenuta
presente esclusivamente in Sicilia.
ECOLOGIA:
Eliofita
mesofila e termofila poco frequente nei pascoli, garighe, coltivi
abbandonati, su substrati calcarei da m 100 fin oltre m 1500 s.l.m.
NOTA:
La specie, pur
non essendo particolarmente rara né minacciata direttamente, si considera
vulnerabile essendo il suo habitat soggetto a variazioni ambientali come
pratiche agricole, di forestazione, incendi, ecc. Secondo la classificazione
dell’I.U.C.N. è da considerare “vulnerabile”.
BIBLIOGRAFIA:
LOJACONO POJERO M., 1909 – Flora sicula, 3: 41. Palermo. |
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